Questo posto è una landa sterminata, senza alberi, animali, vegetazione o forme di vita discernibili. L’occhio si perde all’infinito nel paesaggio smorto e ventoso, fatto di rocce grigie e polvere. Ho camminato per un paio d’ore senza incontrare altro che sassi, e poi ho trovato una testa. Spunta dal terreno, e non sono sicuro che sia umana. Cioè, sembra una testa umana, ma non ho avuto modo di verificare la natura del corpo sepolto. All’inizio pensavo fosse la testa di un cadavere, ma avvicinandomi ha dato segno di reagire alla mia presenza, e più mi avvicinavo più dava segni di sconforto: a trenta passi ha iniziato a lamentarsi con voce roca, a dieci a gridare. Provo ad avvicinarmi ulteriormente e arrivano le convulsioni, si dimena, sbava il volto diventa una maschera di ferocia e pena tale che il mio fa un tonfo e non riesco a proseguire. Mi allontano turbato e provo a cercare altro, ma è un posto grande e non riuscirò a esplorarlo tutto. Per quel che vedo il deserto non ha soluzione di continuità. Rassegnato, torno alla testa. Vorrei provare a stabilire, seppur da lontano, un dialogo, o almeno una qualche rozza forma di comunicazione, ma è un’impresa disperata. Non solo la testa è impossibilitata a collaborare, ma pare proprio non averne nessuna intenzione.
La mia ipotesi a questo punto è che una qualche forza superiore – di cui però non ho trovato nessuna traccia in questo posto – abbia condannato l’uomo all’isolamento e al dolore. Sempre che sia un uomo, cosa di cui dubito. In realtà non mi è chiaro se la vera origine del suo dolore sia da cercare in un attore esterno e invisibile, artefice della sua condanna, o se non sia egli stesso giudice, boia e vittima. Nel qual caso sarebbe confermata la natura inumana della creatura. Se egli è l’unico abitante del posto, piccolo dio sul suo sasso di nulla, quali peccati potrà aver mai commesso? Quale etica lo avrà costretto a condannare se stesso? E isolamento da cosa, dato che non c’era niente da cui isolarsi? Forse una qualcosa c’era in passato? Rovine non ne ho trovate, ma forse i precedenti abitanti sono svaniti da così tanto tempo che non ne restano tracce. Forse l’uomo è rimasto, nella sua solitudine, è rimasto cristallizzato, e senza nessuno che gli facesse notare che era ormai tempo di perdonarsi per quanto accaduto, non è stato in grado di voltare pagina. O forse mi sbaglio, forse davvero qualche giudice interpostale l’ha inchiodato a quella condanna. Lascio il posto avendo ben chiare le domande ma senza modo di rispondere a nessuna.
AZIONE CONSIGLIATA: distruzione.