Questo posto prospera sul drago. L’enorme bestia è stata combattuta ottant’anni fa, dopo che per tempo immemore aveva sparso terrore e morte su tutta la regione. Con grande dispendio di energie e polvere da sparo, dopo giorni di battaglia, con grandi perdite, gesta eroiche e rovesciamenti di fronte, quando tutto sembrava perduto e ogni risorsa consumata, finalmente il drago cadde. Il popolo festeggiò e si mise subito all’opera. L’enorme mostro, infatti, non si può uccidere con armi umane, e la battaglia vinta servì solo ad abbatterlo e renderlo inoffensivo, per un po’. Ma fu sufficiente: squadroni di soldati si trasformarono in macellai, ed iniziò lo sfruttamento.
La comunità è molto ricca, e la città è circondata da tre cerchie di mura. La prima, più esterna, serve contro briganti ed eserciti nemici. Fuori da essa si accampano in maniera disordinata mendicanti, mercanti di cianfrusaglie, viaggiatori che non possono permettersi una locanda, curiosi e questuanti che implorano di essere ammessi alla Cripta della Zanna, le cui reliquie – si dice – siano in grado di operare miracoli.
Dentro la prima cerchia di mura ho trovato botteghe, locande, l’aria pesante di troppa umanità, vicoli stretti e un po’ di criminali. Il drago è molto importante nell’iconografia locale, si trova un po’ dappertutto: inciso sugli architravi delle porte, dipinto sui muri e sui carretti, ricamato sulle casacche dei garzoni. Un mercante zoppo ha cercato di vendermi una corazza di scaglie della bestia, autentiche, mi ha assicurato, sebbene fossero della misura sbagliata e dall’aspetto piuttosto fragile. Deve avermi identificato come straniero e ha cercato un facile guadagno.
La seconda cerchia di mura è più controllata e non mi è stato permesso aggirarmi da solo, ma – dietro pagamento di un piccolo obolo – mi è stato assegnato un ragazzino con il duplice compito di guidarmi per le vie della città alta e di controllare che non combinassi niente di illecito. Si chiama Tolmazio ed è sovreccitato.
“Venite da molto lontano? Vi piace la città? Quanto vi fermerete? Volete vedere il drago? Volete bere del buon vino? Posso provare il vostro mantello? Mi date una moneta? Vi racconto della battaglia? Vi racconto del primo siniscalco? Volete una femmina?”
Mentre mi aggiro incuriosito per le vie interne mi rendo conto di attirare molti sguardi: il mio mezzo mi rende presentabile agli occhi dei locali, certo, ma la comunità è comunque piccola e tutti si conoscono, soprattutto qui nella città alta. Le case sono migliori, più ricche e meglio tenute. Non ci sono botteghe qui e si possono trovare, mi dice Tolmazio, solo due locande. Dalle insegne elaborate e brillanti si capisce che sono posti molto più dispendiosi di quelli in città bassa. Le mie attenzioni sono attirate dal drago, ovviamente. Tolmazio è felice di raccontarmi che “la bestia non si può ammazzare. La battaglia ha posto fine alle nostre sofferenze, ma solo a patto di continuare a macellare il corpo del drago, tagliare le ali – che ricrescono – strappare i denti – che rispuntano – cavare gli occhi – che riappaiono – e strappare il cuore, che lentamente ritorna. È un mestiere molto duro e molto sporco e non ammette requie. Tutto avviene oltre le terze mura, che non si possono passare, portate pazienza”. Ecco quindi svelata la geografia della città: la cerchia più interna di mura, dentro la città alta, contiene il corpo del drago, che a distanza di quasi un secolo è ancora vivo e fornisce carne, sangue, ossa e ingredienti preziosi. La città gestisce la risorsa con attenzione e di questo prospera. Mi chiedo oziosamente se la bestia sia cosciente, se abbia un qualche tipo di intelletto, e come stia vivendo la tortura. Accompagnato da Tolmazio passeggia lungo la terza cerchia, mentre cerco inutilmente un punto da cui si possa almeno sbirciare dentro. Tutte le case attorno alle mura sono state rimosse e non c’è punto da cui intrufolarmi. Mi chiedo se valga la pena consumare un po’ di Vertigine per arrivare faccia a faccia con la bestia, ma poi un rantolo profondo scuote l’aria. Tolmazio mi sorride nervoso, dice che non bisogna farci caso. Ogni tanto succede. Non so dire se è un grido di dolore o di minaccia, ma la natura sovrumana è immanente: ne sono schiacciato, e come me un po’ tutti La bestia, sciolta, deve essere stata un avversario formidabile, l’incarnazione del caos distruttore. Me ne vado, felice di sapere che è al sicuro.
AZIONE CONSIGLIATA: non è possibile annettere il posto allo stato attuale, con questo genere di creatura al suo interno – sebbene prigioniera. Sono forzato a consigliare: distruzione. Non mi sfugge l’ironia della scelta.