Caro zio,
ciao. Come stai? Io qui tutto bene. Questa lettera l’ho scritta sotto dettatura. Cioè, l’ho dettata io a Limomberto, uno dei maghi di bordo.
(perdonate l’intrusione, qui è Limonberto che scrive: sappiate che non sono un mago, ma solo un apprendista, ma non volevo complicare la vita al buon Mercionnio con queste sottigliezze)
Non c’è che dire, siamo arrivati proprio in un bel posto. L’isola è piccolina, un gioiello con scogliere altissime e sopra una foresta verde verde che sembra scoppiare di vita. Lo capisco il nostro re, che vuole conquistarla.
(scusate ancora signor Zio, ma la nostra missione non è certo bellica, ho provato a spiegarlo a Mercionnio. Dobbiamo esplorare, mappare e conoscere l’isola. Non saremmo preparati ad una conquista, azione di cui peraltro non sarebbe chiara la moralità)
Il viaggio è stato un pisciare controvento
(Mercionnio ha insistito perché usassi questa formula, egli sostiene che faccia parte del gergo che usate anche voi, navigatore ormai a riposo. Se così non fosse chiedo scusa per questa e altre scurrilità che sono certo arriveranno)
e il capitano Tirso si è rivelato una vero piatto di vomito
(come sopra)
ma siamo arrivati. La Timorazza
(la nostra caravella)
è proprio una bellezza, ha retto il mare grosso come una danzatrice, scivolava tra le onde senza neanche scricchiolare. Abbiamo perso un po’ di fasciame, rotto un paio di boma ma per una tratta così, e per il tempo che abbiamo trovato, è andata davvero bene.
Però una volta arrivati qui le cose si son fatte un po’ amare. Le acque sono infestate dai nativi, sirene che ti fanno bollire il sangue coi loro corpi e il loro canto, e poco ci mancava che mi mangiavano.
(il racconto di vostro nipote è inesatto nella forma ma tristemente corretto nella sostanza: nessuna sirena, nessun essere mitologico, ma è pur vero che i nativi hanno mietuto quattro vittime tra i nostri ranghi)
Ma qui vien fuori che avere a bordo non uno, ma due maghi fa la differenza.
(di nuovo, io sarei un apprendista)
Intanto abbiamo sistemato un campo di tutto rispetto, e se qualcuno si azzarda ad attaccarci si prende una bella palla di bombarda. E poi Limonberto, che è qui che scrive, ci ha lasciati tutti con un palmo di naso ed è andato su per un muro di roccia che sembrava un ragno. Il poveretto poi si è fatto male scendendo, e io lo vedo che vorrebbe tornare su e cercare il dentro dell’isola, ma io glielo ho impedito, che deve guarire e poi se si fa male di nuovo chi me le scrive le lettere?
(vostro nipote si è invero rivelato un guardiano formidabile)
Fatto sta che comunque la via è aperta e oggi di buonora son partiti in quattro a esplorare. Limonberto ha protestato, e io lo capisco, che con la fatica e le botte che ha preso doveva esserci lui nella prima missione.
(le mie motivazioni vanno ben oltre il semplice desiderio di primeggiare, ma non è questa sede per spiegare quale credo sia la strategia migliore per procedere)
Ma ci sarà tempo per tutti. Anzi, magari le cose vanno bene e riusciamo pure a fare un campo sopra la scogliera, direttamente nella foresta. E se abbiamo fortuna forse riusciamo anche a cacciare qualcosa, un cinghiale, una scimmia. Non sarebbe male mettere sotto i denti qualcosa che non ha le pinne, per una volta.
(su questo concordo in pieno)
Non si può dire quanto staremo, ma una volta levata l’ancora saranno almeno altri due mesi di viaggio, e poi la lettera deve arrivarti. Mi sa che quando leggerai sarà inverno. Io magari ti faccio scrivere un altro foglio più avanti, se succede qualcosa di interessante e se Limonberto non sarà troppo impegnato. E non ti preoccupare: mi ricordo della tua richiesta dei fiori. Appena viene il mio turno sull’isola te ne colgo qualcuno e te lo metto via a seccare.
Saluti dal figlio di tua sorella.
Mercionnio
(lettera scritta sotto dettatura e con marginali correzioni da parte dello scrivente. Campo base nei pressi di Malu Malu, 4 maggio 1501, decimo giorno di esplorazione dell’isola)
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