I più attenti avranno notato che il blog è rimasto fermo nell’ultimo paio di mesi. Succede, e in questo caso specifico è successo perché: A) ci sono state un po’ di capriole emotive B) ho iniziato altri progetti.
Sul punto A) non c’è molto da dire. Cioè, ci sarebbe, ma cerco di tenere la mia vita privata lontana da questo blog. Però, diciamo, che una persona importante nella mia vita è uscita di scena, o almeno ha cambiato ruolo. E, insomma, sapete come vanno queste cose: pianti, tristezze, poca voglia di lavorare, insostenibile desiderio di ascoltare canzoni di F. De Gregori.
Sul punto B) siamo invece molto più in linea con questo blog. Ho fatto due cose, quindi forse dovremmo parlare di punti B1) e B2). Il B1) è che durante il mese di ottobre ho fatto Inktober, anche se ho seguito una lista diversa da quella ufficiale. Materialmente non mi ha occupato più di dieci-venti minuti al giorno, ma è comunque stato un impegno quotidiano che si è mangiato le mie energie creative. Energie che, causa punto A) comunque erano già pochine, quindi oh, non ho scritto proprio niente.
Finito Inktober sono passato al punto B2) ovvero NaNoWriMo. È stato, come dire, un po’ una botta. Alura, spiegone su cos’è NaNoWriMo, se già lo sai passa al paragrafo dopo. È un evento internazionale – ma partito da San Francisco – dove ti metti giù e durante il mese di novembre cerchi di scrivere la prima bozza di un romanzo, con obiettivo dichiarato e completamente arbitrario di scrivere 50mila parole, che diviso 30 giorni fa circa 1600 al giorno. Se hai dimestichezza con la scrittura sai che sono, come dire, tantine. Metti anche che qualche giorno salti, e si capisce che devi puntare a 2mila parole al giorno per avere speranza di finire. Ah, NaNoWriMo sta per National Novel Writing Month.
Come sono andato? Così:
La linea azzurra è la progressione ideale, quella da 1600 parole al giorno. Quella blu è quello che ho fatto io. Sono partito carico come una molla con una media superiore al necessario, ho avuto un paio di singoli inciampi – giornate in cui fisicamente non potevo scrivere per cazzi vari – e poi a due terzi del cammino (il 21 novembre, per la precisione) mi sono fermato, quota 34mila parole.
Quindi, stando alle ferree regole di NaNoWriMo ho fallito, ma comunque non mi sento un fallimento. Ho piantato lì per la banale motivazione che LA STORIA ERA FINITA. Cioè, non ci si crede. Ho portato a termine un progetto di discreta portata. Tutto da solo. Ma che roba.
Durante il mese di dicembre la storia è stata in revisione, ho tappato i buchi, aggiunto delle scene, tolto roba, e ora sto a quota 42mila parole. È tanto, per i miei standard è tanto. Lo so che le storie non si misurano a peso come il pesce ma, oh, lasciatemi un po’ di gongolamento. Ora sono in quella fase dove la storia deve stare nel cassetto per un po’ e poi ci dovrò rimettere mano con mente fresca. Intanto l’ho già mandata a R, mia unica alfa reader, per una prima passata. Vedremo che succederà, comunque l’obiettivo finale credo sia di pubblicarla qui, a puntate. O forse autopubblico su amazon. O forse la Mondadori mi propone un contratto milionario. TUTTO È POSSIBILE.
Bon, questo chiude la prima metà del titolo: cos’è successo. Sul cosa succederà: spero di tornare a mettere le mie cosine qui. Ho un po’ di arretrato di recensioni di libri letti, ho le storie già in atto (Malu Malu e l’Eremita) da portare avanti, ho qualche raccontino da sviluppare. Insomma, lavoro non manca. Stay tuned.