Oggi ho smontato l’armadio che aveva costruito mio padre.
Chiamarlo armadio è forse eccessivo. Era un grosso parallelepipedo di perline, assi di varia natura, un battiscopa. La barra a cui appendere gli ometti era un pezzo di tubo del gas, di rame. A tenerlo insieme c’erano viti e chiodi assortiti, tutti diversi, con anche qualche bullone buttato qui e là per non farci mancare niente.
Era insomma un oggetto in perfetto stile “mio padre”, che per tutta la vita è stato: raffazzonato, improvvisato, arrangiato.
Questo armadio l’ha costruito in un momento difficile, in cui gli serviva avere posto per i vestiti ma non poteva permettersi i duecento euro di un armadio fatto e finito. O forse i mille euro, perché non gli sarebbe piaciuto comprare un armadio da poco, un plasticone di bassa marca. E allora meglio una cosa fatta da lui, tutta storta, con legno di recupero, magari ripromettendosi che prima o poi l’avrebbe cambiato. O magari no, magari era molto fiero del risultato.
Mentre ero lì che svitavo e martellavo ho realizzato quanta fatica dovesse averci messo. Il problema del materiale di recupero è che ci metti tantissimo tempo a chiudere un progetto: ogni angolo, ogni fissaggio è una storia a sé, devi sempre inventarti qualcosa, magari ti tocca smontare altre cose. E sicuramente mio padre non aveva tutti gli attrezzi giusti. Avrà avuto un martello. Forse un seghetto. Ma niente banco da lavoro, niente morsa, niente calibro, niente piallatrice. Questo armadio che io e S abbiamo smontato in un’ora a lui, che lavorava da solo, era sicuramente costato più di un giorno di lavoro, forse più di una settimana. Doveva esserne fiero, per forza.
Non lo so come questa cosa mi faccia sentire. Come quasi tutto quello che ha a che fare con quell’uomo finisce che sono ambivalente. Da un lato, certo, epperò dall’altro. Non ho smontato l’armadio per cattiveria, o per cancellare la sua memoria. Anzi, fino a ieri l’ho usato. Ma le cose cambiano, serviva spazio, e l’armadio di mio padre era straordinariamente inefficiente: senza un cassetto, senza un ripiano. Solo una barra a cui appendere gli abiti. Via, smontato, sostituito.
Quello che era l’armadio adesso si è trasformato in legname impilato con ordine. È tutto pieno di viti e chiodi, la cosa più semplice sarebbe bruciare tutto, non ha senso perdere un sacco di tempo per recuperare il materiale e usarlo magari io stesso per altri progetti, faccio molto prima a comprare delle assi nuove se mi servono. Epperò per ora sta lì, in attesa. Vedremo.