La prima volta ho sentito questo pezzo alla tivu, su un canale tipo TeleA o una di quelle imitazioni dei poveri di MTV, che a casa mia non la prendevamo. Era sera, i miei genitori erano via, mia sorella pure, doveva essere un sabato e doveva essere estate. E io dovevo essere regazzì, perché non si spiega altrimenti lo schiaffo di immaginazione che mi è arrivato. Da adulto le cose non ti fanno più così impressione.
Ho sentito questo pezzo e non l’ho capito e però insieme l’ho capito benissimo: la tensione, la speranza, il sentimento indefinito. Mi sono trovato a sperare anch’io che tornasse quell’era lì, che non ho mai vissuto ma che questo signore cantava e mi faceva capire che era proprio bella, che è un peccato che non ci sia più, e insomma io ero un ragazzino di una decina d’anni tutto casa e oratorio e vivevo in una cittadina di provincia e sonnacchiosa e comunque quel sabato sera sono stato travolto dalla nostalgia. Ero un regazzì e mi è arrivata una bastonata di nostalgia, che è un sentimento da vecchi, da ricordi, cose perdute, rimpianti. E io che rimpianti potevo avere? Eppure.