Il difetto principale di questo libro è che, leggendolo prima di dormire, mette fame.
Montanari è il big boss della storia dell’alimentazione, come si capisce subito scorrendo le sue opere: “Alimentazione e cultura nel Medioevo”, “La fame e l’abbondanza: storia dell’alimentazione in Europa”, “Il formaggio con le pere: la storia in un proverbio”, “Il pentolino magico”, eccetera.
E quindi nessuno si aspettava un lavoro raffazzonato. Certo, è un libretto agile, cento pagine scarse se si escludono le note. Il lettore incauto poteva forse illudersi di avere davanti una raccolta di aneddoti, curiosità buone da tirare fuori ad una cena con gli amici. AH! ILLUSO!
Nonostante la brevità del testo e la leggerezza dell’argomento Montanari mantiene sempre un tono rigoroso, di quelli che anche un matematico incallito poi deve ammettere che un saggio umanistico può benissimo essere scientifico. E per mettere ancora più in chiaro le cose il libro si apre con due capitoletti di metodologia storiografica. Che qua non si fanno sconti a nessuno.
In particolare c’è tutto un discorso critico sull’uso della parola origine. Cos’è l’origine di qualcosa di effimero come una ricetta? Al di là dell’istante preciso in cui qualcuno ha assemblato per primo quegli ingredienti lì in quel modo lì, la nascita di una ricetta si porta dietro altro. Ad esempio c’entrano le condizioni storiche di disponibilità degli ingredienti. Per dire, niente pasta al pomodoro prima di Colombo, questo viene pacifico: non c’erano i pomodori in Europa. Che arrivano già nel 1494, ci informa Montanari, ma che poi hanno bisogno di un paio di secoli prima di finire sui maccheroni. Perché? Perché non è successo prima? Perché non è successo dopo? La questione si fa complicata e interessante.
Quasi come in una ricetta, Il mito delle origini si sviluppa un ingrediente alla volta. Si inizia dalla pasta, antica, antichissima, ma anche molto diversa da come la intendiamo ora. Ancora nel medioevo la pasta era sostanzialmente un contorno, e vien fuori che fatalmente i popoli incivili e barbari che ancora oggi la mettono di fianco alla bistecca non compiono un obbrobrio, come mi verrebbe naturale affermare. No. È che sono rimasti agli usi antichi. Medioevali, appunto. Poverini.
Prima la pasta, poi il formaggio, il pomodoro, l’olio, il basilico e infine il peperoncino. Montanari ci parla di tutti gli ingredienti e di come si intrecciano alle stratificazioni sociali, agli eventi storici e alle mode. Senza risultare mai pesante e, ma sì, dando anche qualche curiosità. Che non dobbiamo essere proprio barbosi, lo capisce anche lui. E però senza mai sbracare, ma guardando sempre con l’occhio dello storico, dell’osservatore esterno e curioso che continua a chiedersi perché, perché, perché? Montanari doveva essere un bambino insopportabile.
Quindi: bel libretto, che fa venire fame. Davvero. Mi ritrovavo a letto, col pigiamino, la papalina e la salivazione di un bulldog.
Massimo Montanari
Il Mito delle origini – Breve storia degli spaghetti al pomodoro
Editori Laterza