Bello bello bello, quasi tutto. Ambientazione ricchissima, temi profondi, personaggi interessanti, un finale un tantino sbracato. Pullman scrive una saga per giovani adulti, di formazione, partendo da un presupposto chiaro: Dio è un po’ una merda. Poi la trama si infittisce.
Dunque, intanto è una trilogia: 1) La bussola d’oro 2) La lama sottile 3) Il Cannocchiale d’ambra. Che mi piace come scelta stilistica, ogni titolo è anche un oggetto che nel corrispondente romanzo è centrale. Poi uno legge i titoli originali e scopre che il primo romanzo si intitola “Northern Lights“, ovvero “Aurora boreale”, almeno nell’edizione inglese. Vabbè. Nell’edizione americana han cambiato cose ed è uscito come in Italia, “The golden compass”. Comunque su questa cosa delle edizioni ci torniamo.
È una storia “di formazione”, seguiamo la protagonista Lyra Belacqua (e, più avanti, il coprotagonista Will Parry) che, vabbè, non si scappa: salveranno il mondo. Stacce.
Come sempre in questi romanzi i ragazzini sono fighi, intelligenti, fregano tutti con facilità e magari giusto fisicamente sono un po’ più deboli degli adulti. Va bene, accettiamo il patto: io sospendo la mia incredulità (perché i ragazzini dodicenni che conosco sono francamente delle palle di disagio e non riuscirebbero a salvare un pesce che sta annegando); tu, però, autore, tu mi dai una storia figa, una storia avvincente, una storia che mi fa gioire dei successi dei protagonisti e mi fa tremare di paura quando entrano in azione i cattivi. Questo è il patto, che Pullman rispetta egregiamente e quasi sempre.
L’ambientazione è molto, molto interessante. Si parte da una versione di Oxford un po’ steampunk dominata dal Magisterium, una chiesa cattolica sotto steroidi che ha preso il dominio anche della ricerca scientifica. Infatti nessuno si occupa di fisica, ma di “teologia applicata“, e i risultati scientifici devono conformarsi alla dottrina (o sono son cazzi). Qui un pensiero vola a quando Cixin Liu ci parla di come la ricerca scientifica dovesse adattarsi alla dottrina nella Cina post rivoluzione culturale. Interessante.
L’altra grossa differenza è che nel mondo di Lyra tutti hanno un animaletto di compagnia, il Daimon (in inglese: dæmon). Che è senziente, parlante, ti dà consiglio e rappresenta il tuo spirito. E quindi la gente ha una natura tripartita: corpo, spirito, e anima. Quando muore il corpo il daimon si dissolve in aria come fumo e l’anima va nell’aldilà. Tutto chiaro.
Poi le cose sono molto più ricche di così ma non voglio fare uno spiegone dell’ambientazione, che peraltro di per sé non basta a fare una buona storia. Qua a fare la differenza sono i personaggi: Lyra, che riesce ad avere dei colpi mica da ridere, e soprattutto Mrs. Coulter, l’antagonista principale per i primi due romanzi, che oh, mi faceva davvero paura.
Mrs. Coulter ha, come daimon, una scimmia dorata. Questa bestia mi ha messo addosso un terrore irrazionale difficile da spiegare. Sarà che è l’unico daimon umanoide, mentre tutti gli altri sono uccelletti, gatti, furetti, l’occasionale scarabeo. È davvero una roba strana. La scimmia dorata è crudele e fa trasparire un’intelligenza cattiva, gratuitamente sadica, che poi si riflette su Mrs. Coulter (ogni daimon è anche grossomodo un simbolo del carattere del suo proprietario).
E Mrs. Coulter riesce a fare cose che normalmente sono proibite, è a capo di una sezione del Magisterium nonostante la smaccata misoginia nella chiesa, seduce e porta alla rovina un po’ chi le pare, è una forza della natura. Veramente portentosa, un’antagonista temibile.
“What do you see?”
Obiettivo della vita: essere definito un cesspit of moral filth. Si parla ovviamente di Mrs. Coulter
“Corruption and envy and lust for power. Cruelty and coldness. A vicious, probing curiosity. Pure, poisonous, toxic malice. You have never from your earliest years shown a shred of compassion or sympathy or kindness without calculating how it would return to your advantage. You have tortured and killed without regret or hesitation; you have betrayed and intrigued and gloried in your treachery. You are a cesspit of moral filth.”
E poi nel terzo libro non è più così. Non vorrei rovinare le sorprese e fare spoiler eccessivi, diciamo che col terzo libro cambiano molte cose, Mrs. Coulter non è più l’antagonista #1, e però non viene sostituita da un pericolo altrettanto personale, specifico, temibile.
In generale il terzo libro mi è parso tirato via. Ci sono tante cose che non tornano, pezzi di trama che boh, robe che non sono riuscito a farmi piacere. E il finale è forzato. È così forzato che mi vien da andare da Pullman e prenderlo per la giacchetta e dirgli “OH!”. Che lui voleva far andare così le cose, e va bene, lo capiamo, ma pur di farle andare in quel modo lì si fan dei giri veramente, veramente tirati per i capelli.
Perchè?
Ecco, la mia ipotesi è molto schietta: Pullman è un discovery writer, non un pianificatore (nel gergo: è un pantser, non un planner). Non ho trovato un articolo sensato in italiano da linkare, quindi vedo di spiegare in breve: il pianificatore (planner) è uno di quelli che prima di scrivere una singola parola pianifica struttura, ambientazione, trama, capitoli, sviluppo dei personaggi, aspetto, oggetti di scena. Tutto. Un discovery writer (pantser, potremmo tradurlo come “scopritore” o anche “rilassatone”) invece inizia a scrivere e vede un po’ dove lo porta la trama.
Pullman dà alcuni indizi riguardo al suo metodo di lavoro. Ad esempio: è noto che in questo universo narrativo quasi sempre i daimon hanno il genere opposto all’umano a cui sono legati. Ad esempio il daimon di Lyra, femmina, è Pantalaimon, maschio. Questa regola è confermata per tutta la trilogia, ma sono citate “rare eccezioni”, cioè daimon dello stesso genere del loro umano. Benissimo. Perché? Cosa vuol dire? Che succede in questi casi?
TB: There was one point about demons which – you say, I think, right at the beginning of Northern Lights, that somebody’s got a demon of the same sex as themselves, and this is very rare. Now, does that indicate homosexuality? Or what?
PP: I don’t know. There are plenty of things about my worlds I don’t know, and that’s one of them. It might do! But it might not! Occasionally, no doubt, people do have a demon of the same sex; that might indicate homosexuality, or it might indicate some other sort of gift or quality, such as second sight. I do not know. But I don’t have to know everything about what I write.
Intervista a Pullman, disponibile qui
E niente, non lo sa.
Che va bene, eh, la storia è bella e i personaggi sono fighi. Però quando si tratta di tirare le fila delle sottotrame magari poi inciampi, o ti perdi dei pezzi, o ci sono idee fantastiche che vanno sprecate (come l’intention craft, che non so francamente come sia stato tradotto in Italiano ma che era una bomba ed è poi finito in una scorreggina).
La trilogia resta comunque una cavalcata di fantasmagoria che si legge tutta d’un fiato. In ogni libro c’è almeno un momento di tensione tale che dovevo mettere giù, fare due passi, raccogliere il coraggio prima di riuscire a proseguire. Ogni opera che mi faccia questo effetto merita d’essere letta.
Avevo accennato in apertura alla differenza tra edizione inglese e statunitense. A parte il dettaglio del titolo, la questione si fa pruriginosa. Che stiamo parlando di ragazzini, “coming of age”. E quindi si accenna vagamente, cautamente, senza dettagli lubrichi, però, daje, si parla di sesso. Cioè. Non proprio di sesso – l’unico punto dove foooooorse scopano viene tagliato da una cambio di scena piazzato tatticamente. Però si parla di risveglio dei sensi. I corpi si attivano. Si sente un certo frizzicore. Ad esempio nell’edizione inglese:
As Mary said that, Lyra felt something strange happen to her body. She felt a stirring at the roots of her hair: she found herself breathing faster. She had never been on a roller-coaster, or anything like one, but if she had, she would have recognized the sensations in her breast: they were exciting and frightening at the same time, and she had not the slightest idea why. The sensation continued, and deepened, and changed, as more parts of her body found themselves affected too. She felt as if she had been handed the key to a great house she hadn’t known was there, a house that was somehow inside her, and as she turned the key, deep in the darkness of the building she felt other doors opening too, and lights coming on. She sat trembling, hugging her knees, hardly daring to breathe…
The Amber Spyglass: Chapter 33, Marzipan – UK EDITION
Che diventa, nell’edizione americana:
As Mary said that, Lyra felt something strange happen to her body. She felt as if she had been handed the key to a great house she hadn’t known was there. A house that was somehow inside her, and as she turned the key, she felt other doors opening deep in the darkness, and lights coming on. She sat trembling as Mary went on…
The Amber Spyglass: Chapter 33, Marzipan – US EDITION
Per i non anglofoni: non c’è davvero davvero niente di scabroso. Soprattuto, è un libro uscito nel 2000. Eddai. Eppure, per non aver cazzi, l’editore ha segato questo e un altro paio di punti, che gli americani si offendono facile.
C’è poi l’altro tema pesante: dio è assente/morto/una merda. Con grosse ricadute metafisiche ed un messaggio di fondo sintetizzabile in: “goditi la vita che poi a un certo punto muori”. Seguono grandi elucubrazioni, divenire uno con il cosmo, la repubblica dei cieli, ma insomma, è quella roba lì. Materialismo con una spolverata sottilissima di misticismo. E però è anche un messaggio positivo, che spinge al non cercare nell’al di là la soddisfazione dei torti, ma nel costruire qui il paradiso, con le mani e, se necessario, con gli schiaffi.
That’s the answer, that’s it, that’s what you’ve got to do, say welcome, make friends, be kind, invite your deaths to come close to you, and see what you can get them to agree to.
Il cannocchiale d’ambra, capitolo 19, Lyra e la sua morte
Philip Pullman
Queste oscure materie (trilogia): La bussola d’oro; La lama sottile; Il Cannocchiale d’ambra
Salani editore