GIORNO 23
Luminosissimo maestro,
è ora il giorno dopo la mia ultima lettera. Il giorno dopo l’ammutinamento, dopo quello che è successo con maestro Filippo, dopo la nostra fuga.
Perché questa è la parola corretta, non posso usarne di differenti: è stata fuga. Abbiamo voltato la Timorazza e ci siamo allontanati, a sufficienza da far sparire Malu Malu dall’orizzonte, e poi ancora un po’, per buona misura. Poi abbiamo gettato l’ancora e abbiamo ripreso fiato.
L’oceano attorno a noi era un vecchio senile che mormorava monconi di parole incomprensibili. Non si vedeva nulla, in nessuna direzione, se non quell’orizzonte indifferente. Davanti all’enormità dei fatti compiuti e delle decisioni che sicuramente avremmo dovuto affrontare poco dopo venni schiacciato da una grande spossatezza, che mi avvolse come una coperta bagnata. Il mio animo non aveva in sé altro fuoco, sentivo di aver dato tutto, avrei dormito per un anno.
Ma non ero l’unico in quel particolare stato emotivo. Vedevo riflessa sul volto dei miei compagni la stessa emozione, lo stesso disperato torpore: l’orrore di quanto successo lentamente iniziava a bagnare le nostre coscienze. Franco dell’Orso era forse l’unico immune a tale strisciante disperazione, o almeno voleva farlo credere. Gridava ordini alla ciurma, ma la sua voce tonante era subito dispersa nella vastità dei flutti. I marinai, avvolti dall’indolenza, ubbidivano di mala voglia.
Per scuotermi da quell’incaglio mi sono ritirato nella mia buia cuccetta, miracolosamente intonsa dopo i fatti di ieri. Lì, ieri sera, ho redatto la mia ultima lettera, e oggi ho intenzione di compiere il tristo inventario di quanto successo, elencando i nomi dei caduti e ciò che abbiamo perduto. Compilare di queste liste normalmente mi conforta, poiché mi pare di prendere una faccenda confusionaria e portarvi un barlume d’ordine. Ma qui, ora, con quello che è successo, temo mi servirà solo per avere ancora più chiaro, ancora più vivo in testa, quanto terribile è stato il prezzo di questa spedizione.
Inizio dai membri dell’equipaggio:
- Manfreduccio: ucciso dai nativi appena giungemmo all’isola, recuperammo il suo corpo coperto di morsi dalla spiaggia di Malu Malu e gli demmo un funerale in acqua.
- Griso, Mugno e Falamberto: rapiti dai nativi nello stesso frangente. Dispersi.
- Curcumello: impiccato dal capitano Tirso su consiglio di maestro Filippo.
- Folgore: rapito dai nativi durante l’assalto notturno alla Timorazza. Disperso.
- Palavietto: di lui persi le tracce durante il medesimo attacco. Disperso.
- Boloacre: vedetta, primo avvistatore dell’isola, ferito ad un braccio da Maestro Filippo, ora in preda alle febbri.
- Tommasone: il nuotatore più veloce della ciurma. Ucciso da maestro Filippo.
- Santimonio, combatté al mio fianco durante l’assalto dei nativi. Durante l’ammutinamento è stato ferito ad una mano, che gli è stata amputata.
- Mercionnio: unico mio confidente. Abbandonato a Malu Malu.
- Giusmo, tra i primi esploratori a salire su Malu Malu, la sua tempra lo rese immune al veleno delle liane. Abbandonato a Malu Malu.
- Gualzio detto Romeo, morto durante l’ammutinamento per una coltellata alle spalle.
- Lammuso, massacrato da maestro Filippo sul ponte della Timorazza.
- Moliabre, secondo del capitano, attualmente unico a bordo in grado di leggere le carte nautiche. Imprigionato dagli ammutinati.
- Tirso: capitano della Timorazza, sventrato da Franco dell’Orso durante l’ammutinamento, gettato a mare ancora agonizzante.
- Filippo Fintemonti, mago maestro. Disperso.
Totale: quattordici tra morti e dispersi. Due feriti gravemente a vario titolo. Un prigioniero. La ciurma, in origine, contava trenta elementi, compresi maestro Filippo e il vostro indegno studente. Un disastro.
Elencazione di uova spirituali e strumenti dell’Arte:
- Uovo di crisoprasio, contenente lo spirito della verticalità, che usai per risalire la costa dell’isola. Restituito a maestro Filippo. Non l’ho trovato nella sua cuccetta, è possibile che il maestro l’avesse con sé durante l’ammutinamento. Mancante.
- Uovo d’ametista, o forse lepidolite, contenente lo spirito della guarigione, che mi aiutò a resistere al veleno di Malu Malu mentre ne incendiavo la foresta. L’avevo nascosto in una lanterna essendo impossibilitato a restituirlo a maestro Filippo. Rubato.
- Uovo di pietra quarzina contenente uno di spirito di grande possanza fisica, Comandato ieri da maestro Filippo. Disperso in mare.
- Uovo ignoto, di cui ho solo intuito la presenza, contenente uno spirito del terrore. Ho motivo di sospettare che maestro Filippo lo stesse Comandando durante il processo a Curcumello per intimidire debolmente gli astanti e assicurarsi che nessuno lo contraddicesse. Usato ancora ieri per terrorizzare chiunque posasse gli occhi sul maestro. Disperso in mare.
- Parapneuma di proprietà maestro Filippo: attualmente in mia custodia.
- Parapneuma di mia proprietà: abbandonato a Malu Malu.
- Gorgiera d’acciaio di maestro Filippo: dispersa in mare.
- Gorgiera di cuoio e legno, di mia proprietà, che voi mi donaste, luminosissimo maestro: abbandonata a Malu Malu.
Quattro uova spirituali, perdute. Un’enormità, un tesoro, e ho lasciato che mi scivolasse tra le dita come acqua di mare. Cerco di non pensarci per non esserne schiacciato.
Carte e resoconti:
- mie quindici lettere, che iniziai a scrivere quando mancavano pochi giorni all’arrivo a Malu Malu, e che terminai di scrivere ier l’altro, al ritorno dalla mia terza esplorazione sulla cima di Malu Malu. Abbandonate a Malu Malu. Nei prossimi giorni, a dio piacendo e con un po’ di calma, mi darò buona lena per riassumere i fatti principali della missione, ricostruendo al meglio delle mie possibilità quanto accaduto finora
- lettere personali e corrispondenza varia che alcuni membri della ciurma mi hanno chiesto di scrivere sotto dettatura e a titolo personale, richieste che ben volentieri avevo esaudito. Abbandonate a Malu Malu.
- numerose carte personali appartenute a capitano Tirso, rinvenute nel castello di poppa assieme alle mappe. Per rispetto al nostro decaduto capitano ho preferito sommariamente inventariare questi scritti e separare le carte nautiche, che di sicuro dovranno essere consultate nei giorni a venire, dagli scritti di natura personale, che per il momento conservo io.
- alcuni fogli volanti di appunti, poco o nulla comprensibili, ritrovati tra gli effetti personali di maestro Filippo. Ho consultato queste carte con somma ritrosia, giacché sentivo che non fosse mio il ruolo di indagatore dei pensieri confusi del maestro. Pare che le teorie eretiche di cui già vi scrissi fossero solo una piccola parte del corpus delle convinzioni del maestro. Egli, ricorderete, mi confessò di credere che l’isola ospitasse, o addirittura coincidesse, con un potente spirito in grado di manipolarne la fisicità e di comandare i nativi che su di essa vivono. Ma c’era dell’altro. Leggendo le sue carte scoprii che egli pensava di avere un rapporto diretto con l’isola. Egli credeva che lo spirito che in essa dimora in qualche modo stava chiamando lui, nello specifico. Maestro Filippo Fintemonti, signore dell’Arte. Vieni.
Mi è difficile commentare su queste carte di Maestro Filippo. L’enormità di questa eresia è inaccettabile e viola praticamente ogni base dell’Arte che ho studiato. Ma, tragicamente, non posso dimostrarne la falsità, come non posso dimostrare che non esistono gatti verdi o pesci parlanti. Non è in potere della ragione mettere un recinto alla realtà. Non commenterò oltre.
E quindi eccomi a concludere. Non posso dire cosa succederà a bordo, ora. Se Franco dell’Orso deciderà che sono troppo pericoloso potrei svegliarmi con un coltello piantato nel cuore. I fatti di ieri dimostrano la violenza di cui sono capaci gli uomini. Non servono eserciti e battaglie campali per far scorrere il sangue.
Mi mancate, maestro. Mi manca casa.
Servo vostro,
L.